Conosci la comunicazione che porta rabbia e stati di tensione?
Ciao, sono Alessandro D’Orlando psicologo e psicoterapeuta con vent’anni di esperienza. Prima di parlarti di comunicazione che porta rabbia mi sono voluto presentare per dimostrarti che dietro queste parole c’è un volto umano che ha ascoltato ed aiutato persone per anni. Per questo motivo ho deciso di fondare la Life Video e dare la possibilità a tutti coloro i quali lo desiderano di accedere a tutti gli strumenti che hanno permesso a molte persone di cambiare la propria vita in meglio e di liberarsi dai pesi del passato.
Molti dei miei pazienti mi chiedono: “perché quando comunico spesso sale la tensione?”
Andiamo a fondo... la comunicazione paradossale
Dobbiamo necessariamente parlare di comunicazione paradossale. Quando abbiamo dei problemi in una relazione con una persona dovremmo sempre chiederci se ci sono elementi di questo tipo di comunicazione. Ma come li si riconosce? Molto semplicemente l’effetto di questo tipo di comunicazione è una rabbia intensa nella persona che la subisce. La comunicazione che genera rabbia nega se stessa ed è piena di contraddizioni irrisolvibili: ad esempio viene detta una cosa in un momento ed una cosa diversa in un secondo momento, per poi negare di averla detta. In alternativa si minimizza quanto detto di diverso oppure lo si giustifica in modo grossolano. Ancora possiamo trovare contraddizioni evidenti quando si dice una cosa sul piano verbale e se ne fa intendere un’altra sul piano non verbale. L’interlocutore in difficoltà non sa se ascoltare le parole o dare retta al corpo e si ritrova in una situazione di disagio: qualsiasi scelta sarebbe fallimentare.
Può succedere anche che un genitore chieda ad un figlio di essere aiutato e il figlio risponda con una soluzione: il genitore a quel punto potrebbe chiedere al figlio il perché deve applicare quella soluzione. Il problema nasce quando il genitore chiede per controllare che il figlio abbia fatto i corretti ragionamenti, situazione alquanto paradossale che genera sfiducia e tensione nervosa nel figlio al quale viene data apparentemente importanza e sottilmente una sfiducia.
Le comunicazione che porta rabbia avviene nelle relazioni, in famiglia e anche sui posti di lavoro, generando situazioni pesanti a seconda della frequenza con cui si verificano.

Perché soffriamo quando c'è comunicazione che porta rabbia?
Chi subisce la comunicazione che porta rabbia, la comunicazione paradossale, soffre senza sapere il perché e si fa delle domande che potrebbero generare senso di colpa e sfiducia nonché crollo dell’autostima. Qualsiasi scelta genera malessere.
Cosa fare se c'è comunicazione che porta rabbia?
1. Prima di tutto chiediti se la persona che ti fa soffrire soffre a sua volta di nevrosi e a che livello ne soffre. Fai lo stesso ragionamento anche per te stesso e cerca di capire a che livelli di nevrosi navighi.
2. Chiediti che clima c’è nella relazione
3. Chiediti se la persona con cui interagisci ti mette a livelli di benessere o malessere.
4. Una volta compreso da che livello parti, e inizia a subentrare del malessere nella comunicazione, allora cerca di individuare nella conversazione in corso segnali di contraddizione e quindi di comunicazione paradossale vera e propria.
5. Individua il tipo di comunicazione paradossale, se verbale in contrasto con il non verbale o semplicemente il tuo interlocutore dice cose in contraddizione.
Alcune considerazioni
La comunicazione che genera rabbia ed è paradossale si basa su dei “non detti”: quando le cose vengono dette e chiarite il paradosso smette. Prima di tutto chiediti se c’è comunicazione paradossale, esprimi le dinamiche che stai percependo nella relazione esponendole e nel caso interrompi la relazione se l’altro interlocutore non scopre le sue carte.
Ti sei riconosciuta/o nelle parole che hai letto e vuoi saperne di più?
Abbiamo creato una serie di videocorsi per tutte le persone come te che hanno scelto di prendere la propria vita in mano per darle una svolta e per ricominciare a vivere al pieno delle proprie potenzialità.
Inizia a sentirti in colpa per non fare abbastanza per te, e subito dopo chiediti cosa puoi fare per te stesso, e subito dopo fallo.
Alessandro D’Orlando